I volontari… La spina dorsale del Terzo Settore

I volontari… La spina dorsale del Terzo Settore

Spuntano nelle notti più fredde a distribuire pasti caldi e coperte, partono in colonna verso i luoghi delle catastrofi da dove gli altri fuggono, si ritrovano nelle mense e nei rifugi dei poveri per fare i lavori più umili, solcano mari e percorrono foreste per difendere il nostro ambiente, animano le sedi delle associazioni con la rete del loro impegno e del loro entusiasmo, lavorano, senza chiedere un euro… Sono i volontari. 


Un’esperienza di bellezza che può salvare l’Italia. C’è gente che lavora con entusiasmo. Senza chiedere un euro

Questo personaggio strano, il volontario, che viene celebrato nelle retoriche repubblicane per essere puntualmente dimenticato il giorno dopo, è molto più diffuso nella nostra penisola di quanto si pensi: 6 milioni e mezzo secondo l’ultimo censimento, ovvero più di un Italiano su dieci, partecipa alle attività di volontariato. In una società liquida dove sembra dominare solo l’individualismo e il consumismo, ci sono così tante persone che navigano decisamente controcorrente. Sono la spina dorsale del Terzo Settore, al di là di tutte le riforme, i bandi di finanziamento e le dissertazioni che si costruiscono su questo mondo. 
Cosa spinge una persona a diventare un volontario? Se leggiamo le prediche laiche e gli studi “scientifici”, la motivazione sarebbe solo etica e buonista, ma, aldilà di questi esercizi di noia, il volontariato nasce da un’esperienza di bellezza.

Perché, prima di essere buono e giusto, è bello ritrovarsi insieme ad altre persone (che diventano amici veri) a costruire qualcosa, è bello staccarsi dal computer di lavoro e sperimentare le proprie capacità pratiche e creative, è bello donare a degli sconosciuti non tanto i propri soldi, quanto sé stessi e il proprio impegno.
Insomma è bello superare sé stessi, tornare ad avere esperienza di essere una comunità, vivere gli atti essenziali della condizione umana e di una dimensione spirituale.

Un tempo tutto questo si respirava anche nella militanza politica, prima che i partiti fossero divorati dal settarismo e dal clientelismo, ritirandosi dal territorio e dalla società civile per chiudersi nel Palazzo e nella dimensione virtuale dei social. Perché se non c’è prima la comunità e l’identità, è impossibile che poi ci sia anche la politica, la percezione vera del bene comune.
Non vogliamo fare sviolinate a nessuno, anche i volontari hanno i loro difetti: spesso non colgono la complessità della società in cui viviamo, ancor più spesso sono chiusi e diffidenti rispetto ai mondi della politica e dell’impresa, mentre sono troppo ingenui e indulgenti con chi si ammanta di appartenenze associazionistiche e sociali, rischiando così di essere utilizzati e traditi. 

Ma la sfida è proprio questa: far crescere i volontari, non solo nel loro numero ma soprattutto nella loro consapevolezza, perché questa energia, umana e comunitaria, possa contagiare positivamente tutta la società italiana. Quante volte abbiamo detto che gli Italiani sono un popolo eccezionale, che si rovina però per le vecchie malattie dell’individualismo e del settarismo. Lo spirito del volontariato, se non si richiude in sé stesso, può essere l’antidoto a queste malattie. 

L’ASI si sta sempre più impegnando sul Terzo Settore anche per questo: con le spalle larghe di una grande Rete associativa vuole scendere nel cuore della società italiana per incontrare tutti i volontari – o quelli che potrebbero diventarlo – che cercano rappresentanza, identità comunitaria e promozione operativa. Per accendere la miccia di una grande energia che può esplodere per salvare l’Italia, ma, prima ancora, per vivere insieme ai volontari un’esperienza di bellezza profonda e autentica.


[  GIANNI ALEMANNO  ]
RESPONSABILE NAZIONALE ASI TERZO SETTORE

Fonte : ASI Nazionale

Related Posts
Apri Chat
1
Hai bisogno di aiuto ?
Ciao, possiamo aiutarti?